DEDICATO A DUE GRANDI PAPI – ATTESA PER IL NUOVO CAPO DELLA CHIESA PROPRIO NEL SUO ANNO SANTO

Il Giubileo, il mondo della Chiesa in giubilo prima, a lutto durante e in festa poi. “I due Papi”, i “due conclavi” in contemporanea e il toto-papa. Roma al centro anche dei leader mondiali per la pace. E ancora: vent’anni senza il papa rimasto uomo e diventato santo –

articolo a cura di Mariella Trapani

Roma. La Capitale osservata speciale. Occhi di tutto il mondo puntati sulla Città Vaticana – e in particolare sul comignolo famoso della Cappella Sistina – che attende di conoscere chi sarà il nuovo capo della Chiesa Universale.

Lì dove tutto si svolge

La Cappella Sistina è così chiamata in onore di papa Sisto IV, che per suo volere la fece ristrutturare tra il 1477 e il 1480 da Michelangelo, commissionata da Giulio II. L’antica Cappella Magna con l’affresco del Giudizio Universale sullo sfondo, è da sempre sede dei conclavi – oltre ad ospitare altre importanti cerimonie papali. La famosa opera di Michelangelo Buonarroti, dipinta all’interno, è stata realizzata tra il 1535 e il 1541 e commissionata a suo tempo da papa Clemente VII, dopo che l’Artista si era già occupato della ristrutturazione dell’intera Cappella. La Sede Vaticana “extra omnes”, è dedicata alla figura di Maria Assunta in Cielo, ed è la principale cappella del Palazzo Apostolico, presso cui si trovano anche i Musei Vaticani.

Il Conclave e il Giubileo: due grandi eventi nello stesso anno

Conclave che arriva proprio nell’anno giubilare, che oltre ad aprire le porte delle sue chiese ai fedeli di tutto il mondo, aprirà quelle per un nuovo vescovo della Santa romana chiesa. Le Porte Sante per il Giubileo 2025 sono state aperte solamente nelle quattro basiliche papali di Roma: San Pietro in Vaticano (la prima ad essere aperta come da rito), San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura. Inoltre, novità di questo anno santo per volontà dell’ultimo papa appena scomparso, è una Porta Santa aperta anche nel carcere di Rebibbia, come simbolo di inclusione, di misericordia e di redenzione.

In modo particolare, il mese di aprile verrà ricordato per la scomparsa di ben due papi: il mese scorso è ricorso infatti il ventennale dalla morte di Papa Giovanni Paolo II. Entrambi i papi deceduti non soltanto in aprile, ma anche nei giorni vicini alla Pasqua. Wojtyla morì il 2 aprile 2005 nell’Ottava di Pasqua; Bergoglio nel lunedì dell’Angelo del mese appena scorso. Una triste coincidenza che accomuna questi due papi amatissimi e acclamati allo stesso modo, ma diversi tra loro sotto vari aspetti.

Il pontificato di Francesco: “il papa venuto dalla fine del mondo”

Il papa dei primati: il primo pontefice latinoamericano, il primo a chiamarsi Francesco, il primo gesuita, il primo ad indossare croce e anello papale di ferro, il primo in Vaticano a ridurre gli sprechi, ad abolire il lusso e a predicare sobrietà; il primo ad essere social e a rilasciare interviste in tv nelle varie trasmissioni. A differenza di quanto fatto dai suoi predecessori. Ad onor del vero, sulla croce papale e sull’anello “del pescatore” (così chiamato quello del Pontefice) vi sono delle inesattezze: la croce, inizialmente di ferro, era poi di metallo; mentre, l’anello era di argento (e non in oro bianco come qualcuno voleva insinuare). Il papa che parlava con semplicità, dai modi semplici, per la gente semplice. Chi ha avuto la fortuna di incontrarlo, ne parla come se si fosse trovato di fronte ad un semplice uomo di chiesa. Con la sua capacità di accogliere chiunque indistintamente. La sua sepoltura semplice – e anche per questo fine – è stata una scelta azzeccatissima e coerente con il suo pontificato; e ancor prima con la sua vita umile al servizio degli altri e dei più bisognosi. Un grande esempio/insegnamento di vita/dimostrazione ed uno schiaffo morale a chi si accanisce anche con i morti con sepolture dal gusto discutibile e smisurate, non avendo nemmeno rispetto per gli spazi comuni; e, sprecando non soltanto beni materiali come il denaro, ma anche soprattutto suolo pubblico; dietro all’accanimento del culto dei morti (che di culto ha ben poco ma solo fanatismo e vanagloria): sintomo evidente di poca intelligenza. E per i più attenti (perlomeno alla forma) c’è chi ha notato un errore nell’effigie della lapide in marmo del papa appena defunto: nel dettaglio, la lettera A in questione sarebbe più distanziata tra le lettere R e N. Concludiamo il breve excursus sul pontificato di Jorge Mario Bergoglio con una nota dolce, una chicca per i più curiosi: c’è chi ha voluto inventare un nuovo gusto di gelato chiamato “Franciscus” in onore del pontefice Francesco: al gusto di limone e stracciatella o di crema ai cinque cereali, a seconda delle gelaterie.

Omaggio/tributo al papa statista: “il papa venuto da lontano”

Karol Wojtyla, “santae romanae ecclesiae Giovanni Paolo II (nome scelto per onorare il papato di soli 33 giorni di Giovanni Paolo I, “Il sorriso di Dio”), definito da sempre “il papa dei giovani”. A lui si deve infatti l’istituzione nel 1985 della Giornata Mondiale della Gioventù. Capace di dialogare con il mondo della Scienza. A lui il merito di aver avvicinato gli atei alla fede e di aver convertito tanti alla religione cattolica. Il Santo Padre è stato artefice di una delle più grandi opere di evangelizzazione nel mondo. Pensate quanto grande era il carisma e l’influenza di quest’ uomo. Il papa che non era né di sinistra né di destra; che ha attraversato tutte le guerre della storia contemporanea e che forse ha unito i due mondi più di quanto non abbia fatto il crollo del muro di Berlino. Il secondo “eroe dei due mondi”. Il papa venuto dalla cortina di ferro, la contesa e martoriata Polonia. Indelebile la sua amicizia affiatata e la sinergia con santa Madre Teresa di Calcutta: due santi in terra (prima ancora che in cielo). E con essi, anche la figura di Padre Pio. Il papa che ha combattuto contro il comunismo ateo e il capitalismo liberale (da lui stesso definito sfrenato e senza valori morali, che saccheggia il terzo mondo). Un papa che non si è limitato ad essere una guida spirituale ma anche uno statista, capace di dialogare anche e soprattutto con i poteri forti: con gli ultimi saremmo capaci tutti. Memorabili i suoi Angelus e le sue testimonianze: le sue parole non sembravano addirittura di questo mondo. Il papa dell’umorismo, con il suo spirito tutto polacco e le sue personalissime barzellette. “Il papa amante dello sport”: alpinista, rocciatore, sciatore (iconica la sua immagine di papa in sci piuttosto che con coppola, maglia bianca, scarponi e bastone da montagna – come un normale vecchietto/nonnetto). Da tutti risaputo il suo amore particolare per la montagna, da ex cavatore quale era. Il papa rimasto “uomo”, venuto dalla fatica e, sopravvissuto alla persecuzione e alla barbarie nazista (e qui c’è un personale riferimento che lo collega con il mio nonno e a cui per questo sono particolarmente attaccata e devota. Significativa più di tutte la sua frase “Non si scende dalla croce”: ecco, lui non scelse di scendere mai dalla sua. Con lui la tonaca bianca (l’abito talare o corale) è stata per la prima volta macchiata dal sangue per opera della mano vile dell’uomo “caino”, eppure, non per questo non ha saputo perdonare, riuscendo a convertire persino quello stesso uomo. Gli stessi medici che allora lo operarono, non riuscirono a spiegarsi come sia potuto sopravvivere a quei colpi mortali. E per questo la sua figura rimanda a quella della Madonna di Fatima: nello stesso giorno in cui la si celebra, fu infatti colpito (13 maggio 1981) e, lo stesso disse di esser stato salvato proprio dalla Madre Celeste (un segno divino); pronunciando testuali parole: “È stata la mano di Fatima a guidare quel proiettile, deviandolo”. I più scellerati “senza un dio” (come quelli che hanno ordito, tramato e attentato alla sua vita) ancora Oggi affermano che se lo sia “meritato” o “andata a cercare”. E ancora: l’ultimo custode di un nuovo segreto di Fatima e, la sua elezione nelle profezie di San Padre Pio. Tante le sofferenze che lo hanno caratterizzato proprio come Gesù. Le varie statue che lo raffigurano presenti in tutte le strutture sanitarie e ospedaliere sono un punto di riferimento per malati e sofferenti. Tanti ancora oggi accostano per similitudine la sua figura a quella del “papa buono”, Roncalli. Due persone speciali. Tanti giovani e tanti atei si sono avvicinati alla Chiesa durante il suo pontificato, altri si sono allontanati dopo la sua morte. Alle sue esequie parteciparono oltre tre milioni di pellegrini di tutto il mondo. Emblematica la sua frase: “Se mi sbaglio, mi corrigerete”, pronunciata con grande umiltà e definendo la lingua italiana dal quel momento anche la sua: il bello di essere patriottici. Il suo fu il pontificato piu lungo della storia, durato 26 anni, nonché il più giovane ad essere diventato papa, a 58 anni. Una figura religiosa, politica e sociale che ha segnato un’epoca; lasciando il segno e facendo la differenza, come nella Chiesa, così come nella memoria collettiva.

I due Papi

E così che abbiamo voluto ricordare ancora una volta queste due importanti figure pontificie. E c’è già chi grida “Santo subito!”. Tanti i fedeli che hanno espresso il desiderio di vedere papa Francesco santificato. Così come era stato fatto santo papa Giovanni Paolo II.

Se potessimo intitolare il nostro racconto sui due papati con dei titoli di film, questi sarebbero sicuramente “I due papi” (come il film Netflix del 2019 di Meirelless sulla vita dello stesso Francesco e di Ratzinger); o “Conclave” di Berger (per la serie: la fantasia supera la realtà). Come può essersi rivelato così profetico, realistico e quasi antesignano – oseremmo dire – un film uscito appena pochi mesi fa?

Le grandi contraddizioni post mortem papam: come Trump, che improvvisa un bilaterale della pace in San Pietro. Tanto preso dalla figura del papa -abbiamo visto in questi giorni – il presidente americano; tanto da volerlo quasi diventare: nota al pubblico internauta la sua ultima “americanata”. E ancora, i rincari degli oggetti sacrali, come i mercanti del tempio nella Bibbia; o il dissenso della sinistra contro la sobrietà nei festeggiamenti per la ricorrenza del 25 aprile, che sarebbe stata in linea perfettamente con quella adottata da papa Francesco – di cui chi sta a sinistra ne ha fatto un proprio manifesto politico, tentando di farlo esclusivamente suo.

La grande attesa di Roma e per il mondo intero

Chiusi a chiave dunque a partire dal pomeriggio del 7 maggio, gli Eminentissimi elettori (salvo qualcuno assente per motivi di salute o grandi nomi, come Becciu, scomunicati). “Clum clave” con l’inizio dell’Extra omnes, dopo i novendiali e le congregazioni.

Tra i papabili più quotati ricordiamo il filippino Luis Tagle, considerato il pupillo del suo predecessore: sarebbe un buon mediatore per l’Oriente. Sulle orme di Francesco sembrerebbe camminare anche Zuppi. Più conservatore, Parolin; di larghe vedute, Pizzaballa. Il newyorkese Timothy Dolan sarebbe un buon partito per Trump. E infine, un papa nero è l’ultima delle tante profezie in merito.

L’editoriale

Insomma, se “di troppo papa si muore” – come disse giorni fa il direttore editoriale Feltri per sottolineare quanto se ne stesse parlando esageratamente troppo -, “morto un papa se fa un altro” (per il corso naturale della vita). O almeno si spera. Infatti, secondo la millenaria profezia di (san) Malachia, ci sarà un ultimo papa e si chiamerà Pietro – proprio come il primo di tutti i papi, fondatore della grande Chiesa di Roma. E così si può presumibilmente immaginare chi sarà il prossimo Vescovo di Roma, ognuno secondo le proprie interpretazioni e punti di vista. I bookmakers danno per favorito proprio un Pietro: Sua Eminenza cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano; uno dei conservatori papabili, considerato l’erede naturale di Bergoglio. Tra i progressisti, invece, sulla stessa linea del loro predecessore, spiccano i cardinali: Tagle – il più innovativo, social e simpatico dei porporati -, il bolognese Zuppi – presidente della CEI e volto della Comunità di Sant’Egidio: “il volto buono” – e il più giovane, il patriarca di Gerusalemme, il francescano Pizzaballa: sarebbe un ottimo mediatore per la guerra in Terrasanta. I tradizionalisti e conservatori: l’ungherese Erdo, lo statunitense Dolan e il guineano Sarah (solo alcuni dei probabili eletti). Prelati-candidati, divisi quindi tra moderati, conservatori-tradizionalisti, progressisti e outsider. Come accade in tutte le divisioni/schieramenti negli assetti geopolitici dei vari stati.

Ma tra i cardinali votanti, c’è chi annuncia dei colpi di scena con l’uscita di un possibile nome a sorpresa e inaspettato. Elezione, a detta degli stessi “incaricati ai lavori”, che si prefissa essere spedita, quasi immediata; per via di un nome che metterebbe d’accordo un pò tutti. E in quanto scelta del Primo vescovo di Roma, che sia il degno successore di Pietro, fondatore della Santa Romana Chiesa, e non di Francesco. Senza personalismi e bandiere politiche. Un altro famoso detto dice che “Chi entra Papa, esce (comunque) cardinale”. Anche qui, spazio alle libere interpretazioni: dopo aver avuto a distanza di poco un papa emerito, e vista la crisi della Chiesa, sarebbe più opportuno auspicare l’esatto contrario; e cioè di entrare cardinale per poi uscire papa – come la logica e il naturale scorrere degli eventi suggerirebbe. Ma dato il divario di compenso economico tra le due figure, a vantaggio dei cardinali, non so quanto converrebbe a conti fatti.

Occhi di tutto il mondo puntati sul famoso comignolo in attesa della fumata bianca e del grande annuncio (“Annuntio vobis gaudium magnun”) dalla Loggia centrale delle Benedizioni di Piazza San Pietro al grido di “Habemus Papam”! Tra Porte Sante che si aprono, sigilli apposti e cardinali “chiusi a chiave” è proprio il caso di dire che “San Pietro ha le chiavi del paradiso”. La Porta Santa si apre quindi anche ad un nuovo Sommo Romano Pontefice. Sarà un cambio di guardia che porterà aria di rinnovamento (il vento del cambiamento famoso) o sarà il prolungamento del vecchio, per la Santa Romana Chiesa? C’è un detto antico che dice “Dio in cielo e Papa in terra”. Tanti dicono che la figura del papa non è citata nella Bibbia. Una cosa è certa: la pietra su cui si fondava la chiesa voluta da Dio, iniziata in origine da Pietro, non era né nel lusso, né nel potere e nemmeno nella corruzione. E questo papa Francesco lo aveva ben chiaro e glielo si deve riconoscere.

Da settimane è inoltre impazzata su web e social la mania del toto-papa: dopo il FantaCalcio e il FantaSanremo, è la volta del FantaPapa (“gioca con i fanti e lascia stare i santi” ci fa un baffo): la sfida social diventata virale, in cui chiunque si può dilettare a fare il vaticanista con propri pronostici sui vari toto-nomi usciti.

Il popolo di Dio, gregge di Cristo, attende di conoscere il suo nuovo pastore, proprio nell’Anno Santo della Santa Romana Chiesa. A presiedere l’evento – dalla Cappella Paolina a quella Sistina, coadiuvato e accompagnato dai cerimonieri, dai candelieri e dai ministranti – sarà il cardinale Parolin, di quello che è il Conclave più affollato della storia, con ben 133 cardinali elettori. Intanto cresce l’attesa e si riempie via via Piazza San Pietro per attendere il vicario di Cristo in terra e il Capo dello stato di Città del Vaticano.

Il nuovo eletto – che si dividerà, come sappiamo, tra San Pietro e Santa Marta – sarà il 267esimo papa della storia della Chiesa cattolica. La Santa Sede si appresta a celebrare non a caso la “Domenica del Buon pastore”. Con l’auspicio che il nuovo Santo Padre sia davvero il papa di TUTTI. Anche di coloro che non sono proprio “in odore di ‘santità’ “.

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